Il trattamento del carcinoma gastrico viene definito in relazione allo stadio di presentazione della malattia. Punto cardine del trattamento nella malattia resecabile è l’intervento chirurgico a finalità radicale a livello del tumore primitivo. Le tecniche chirurgiche sono ormai consolidate da anni e si basano sostanzialmente sulla asportazione dello stomaco in toto (gastrectomia totale) o dalla asportazione della sola porzione caudale dello stomaco, lasciando inalterata la regione cardiale, fondo e parte del corpo gastrico (gastroresezione).

La ricostruzione della continuità viene eseguita mediante varie tecniche tra cui quella attualmente più utilizzata è quella definita Roux-en-Y che impiega un’ansa intestinale su cui praticare le anastomosi. Più che sulle differenze tra l’una o l’altra tecnica vale la pena di soffermarsi su alcuni punti cardine della asportazione linfonodale che deve essere di almeno 16 linfonodi. Suddividendo i linfonodi in base alla loro sede anatomica in livelli (D1: linfonodi perigastrici, della piccola e grande curvatura), D2 (D1 + linfonodi del tronco celiaco e delle sue branche), D3 (D2 + linfonodi del ligamento epato-duodenale posteriore, pancreatici, peri-aortici), le linee guida suggeriscono inoltre una asportazione linfonodale D2. Una asportazione inferiore di D2 sembrerebbe essere gravata di rischi più elevati di recidiva mentre una asportazione D3 sembrerebbe essere associata ad un aumento di morbidità senza un miglioramento dell’outcome.

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