Diverse categorie di farmaci sono disponibili nel trattamento di queste neoplasie.
- Trattamento concomitante e sequenziale a radioterapia:
La chemioterapia a base di temozolomide, un agente alchilante, può essere associata al trattamento radiante qualora la diagnosi definitiva sia glioblastoma. Questo trattamento viene generalmente indicato successivamente all’intervento chirurgico, ma può sostituire la chirurgia laddove la malattia non sia suscettibile di intervento chirurgico o il paziente non sia candidabile a tale procedura. La temozolomide (75 mg/m2) viene somministrata tutti i giorni dall’inizio del trattamento radiante per tutta la durata del trattamento, anche nei giorni in cui la radioterapia non è prevista (come il sabato e la domenica) e termina con l’ultimo giorno di radioterapia.
Successivamente al trattamento chemio-radioterapico, circa un mese dopo il termine e previa rivalutazione strumentale con RM encefalo, la temozolomide viene somministrata in regime adiuvante /sequenziale con un dosaggio maggiore (150-200 mg/m2) per 5 giorni al mese per 6 – 12 mesi.
Nell’astrocitoma e nell’oligodendroglioma, solitamente non si somministra la chemioterapia concomitante alla radioterapia, ma rimane l’indicazione alla terapia al termine del trattamento radiante, che è temozolomide nel caso del primo, Procarbazina-Lomustina-Vincristina (schema PCV: Lomustina orale 130 mg/m2 al giorno 1, Procarbazina orale 75 mg/m2 per 14 giorni dal 8 al 21, Vincristina 1.4 mg/m2 endovenosa nei giorni 8 e 29, sebbene la vincristina dat la tossicità non viene solitamente somministrata) nel caso dell’oligodendroglioma. La durata del trattamento è di 12 cicli in caso della temozolomide, 6 cicli in caso di PCV.
- Trattamento successivo
In queste patologie, al fallimento della terapia con temozolomide, si può valutare una terapia con un altro alchilante, la Fotemustina, o se non utilizzato si può valutare lo schema PCV (specialmente nell’oligodendroglioma dove tale schema si è rivelato essere molto efficace). Nel Glioblastoma, recentemente, è stato approvato tramite legge 648 l’utilizzo del Regorafenib, un farmaco anti-tirosin-chinasico multitarget, nei pazienti sottoposti a radioterapia con chemioterapia concomitante e sequenziale in cui la malattia è andata in progressione. Il Regorafenib, in uno studio id fase 2, si è dimostrato più efficace in termini di sopravvivenza della Lomustina (un altro farmaco alchilante, indicato al fallimento del temozolomide).
In base ai trattamenti ricevuti in precedenza, si potranno valutare farmaci tra quelli menzionati non ancora utilizzati. In casi selezionati, la ripresa della temozolomide con diverso dosaggio e somministrazione (es. metronomica) potrebbe essere considerata.
Tuttavia, data la rarità della patologia e la relativa efficacia delle terapie ad oggi disponibili, si raccomanda fortemente il riferimento a centri specializzati e l’eventuale arruolamento in trials clinici qualora presenti.
L’obiettivo della terapia medica cambia quindi in base al momento in cui è somministrata:
- aumentare l’efficacia del trattamento radiante (post-chirurgico o definitivo)
- ridurre l’incidenza di recidiva/progressione della malattia
- prolungare la sopravvivenza nei pazienti con malattia recidivata o non operabile